lunedì 1 ottobre 2012

UOCMEN è un’isola lontana... e le fiere del fumetto

Cit. Robinson Crusoe


UOCMEN è più di un blog di fumetti, è un luogo dove puoi bere una birra e farti quattro risate, dove nessuno vuole insegnarti cosa significa leggere fumetti, e soprattutto dove nessuno critica i tuoi gusti, caro lettore occasionale.
#pff credici.

Perché UOCMEN? Perché fa ride. UOCMEN, con la C dolce. Dai fa ride. Almeno noi ridiamo un casino, ma se non ridi per il titolo del blog, ci sono tante cose per cui ridere...
Come la gente che compra un iPhone 5 oppure non so, apri la finestra e fai 
"AH! AH! AH! SOLE, ALLA FACCIA TUA! NON MI È VENUTO IL CANCRO ALLA PELLE!"

Ma allora perché le genti di internet dovrebbero leggere i nostri deliri? Perché le persone dovrebbero annuire sempre sì a dei pazzi con in mano una penna che non hanno paura di usarla! Penna virtuale, si fa per dire.

In realtà il nostro punto di vista cercherà sempre di essere obiettivo, preciso, attento… forse.
Cosa vogliamo fare? Un blog coi controcojones dove si ride parlando di fumetti. Perché alla fine esistono per quello, per farci due risate.

E veniamo a un punto centrale. Le fiere del fumetto. Reduci dall’ultimo Romics, perché non parlare un po’ di quello che c’è, di quello che si trova, ecc.

NON C’È NIENTE E NON SI TROVA UNA SEGA DI GEPPETTO!

In generale c’è certamente una contrazione del mercato, soprattutto perché fiere simili a quella della capitale, puntano tantissimo ai cosplayer, più che al medium originario e alla sua esaltazione. Il fumetto sta attraversando una crisi che colpisce non soltanto le singole fumetterie, ma anche i grandi eventi, il materiale ristagna e rimane invenduto, complice la crisi, i costi di affitto per uno stand alti, e la poca possibilità di investire da parte de ragazzi, che spesso ripiegano sul prodotto economico, o cercano offerte convenienti su internet.

Non c’è un punto di incontro tra venditore e acquirente, lo noto spesso alle fiere, ci si impunta perché magari quel manga ha una certa età o è di quell’editore e quindi deve essere venduto a un prezzo x. Il problema è che io vedo proprio gli stessi pacchi di manga da anni. Non vengono venduti mai. Conviene davvero a chi ha un negozio e si fa una trasferta del genere, mantenersi su questa linea di pensiero e non andare incontro a chi vuole leggere un fumetto?
Fanno diventare prodotti elitari, dei semplici prodotti di intrattenimento.

Dall’altro lato della barricata ci sono poi i cosplayer, che non sono proprio avvezzi alla lettura, checché ne dicano quei pochi fan del fumetto che si divertono anche ad interpretare i personaggi che adorano leggere, la maggior parte di questi sono dei completi estranei alla nona arte. Se chi entra non compra, e chi entra vorrebbe comprare ma è frenato da pochi prodotti interessanti/prezzi proibitivi qual è la soluzione razionalmente plausibile?

O diamo fuoco alle strutture, o un direttore artistico serio dovrebbe evitare di prendere sottogamba il fumetto, potenziare l’attenzione su di esso e gestire il rapporto tra venditori e acquirenti, perché altrimenti ci ritroveremo tra meno di 5 anni, con fiere alle cui parteciperanno solo persone (s)vestite da personaggi dei fumetti che non comprano fumetti. E non è il mondo dei sogni degli arrampicatori sociali che non sono diventati/e modelli/e.

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