lunedì 8 ottobre 2012

ma... ma ma ma ma ma ma... PERCHÉ?

Mi è stato espressamente richiesto di scrivere un articolo serio, senza fregnacce.... farò il possibile...
Oggi parliamo di...


SOLDI
Cosa sono per i lettori, cosa sono per gli editori, a cosa servono in questo mondo, che significato hanno.


 
Cosa sono per i lettori?
Il mezzo per comprare i fumetti.

Cosa sono per gli editori?
Il mezzo per pubblicare i fumetti e tenere in piedi la baracca.

A cosa servono in questo mondo?
A raggiungere obiettivi comuni.

Che significato hanno?
Sono un indice utile a misurare il valore di un bene.

Fine del discorso.



Sì ma dove vogliamo andare a parare?

 
Come alcuni di voi sapranno, ho l'onore ed il piacere di collaborare con GP Publishing da circa 2 anni, ma ancor prima di ciò sono un avido lettore di fumetti, uno di quelli che spende l'ira di dio ogni mese prendendosi mazzate da genitori, fidanzate e amici.
Spesso arrivano “proposte “ (che stiamo SEMPRE ad ascoltare eh, è inutile mettere le fette di prosciutto sulle orecchie quando magari un “perché non ci pubblicate Ciccio e Franco a Tokyo?” potrebbe far guadagnare bei soldini all'azienda), che sono, un po', come dire... assurde? Sconclusionate? Senza Senso? Idiote? Cavernadiplatonesche? Del tipo: “ma perché non ci pubblicate quel manga degli anni 70 che nessuno si è mai cagato anche in patria?”, e qui a volte, lo ammetto, faccio anche finta di non leggere il post e passo avanti senza dare risposta. Perché è così doloroso il rigonfiamento immediato dei miei testicoli che devo solo cambiare pagina sul browser e dimenticare tutto.
Altre volte, invece, arrivano proposte di titoli BELLISSIMI ma che, ahimé, per un motivo o per un altro sono difficili se non impossibili da pubblicare, salvo azzardi grossi, stato di ubriachezza o droghe dello Spaventapasseri.
Ecco, ora spieghiamo un po' qualcosa di utile: cosa influenza la scelta dei titoli (manga, ma non solo) da pubblicare?
In ordine sparso e di sicuro con qualche dimenticanza:

 

1) BELLEZZA DEL FUMETTO: e va bé, la devo spiegare?


2) PERIODO DI PUBBLICAZIONE: più un fumetto è vecchio più sarà difficile venderlo, e di conseguenza pubblicarlo. Perché? Perché i lettori, come ogni altra forma di clientela, hanno bisogno di comprare qualcosa che rispecchi i tempi in cui vivono, il loro status sociale, sentimentale, emozionale nel momento della lettura (e presumibilmente dell'uscita). Giusto per fare un esempio semplice semplice: un ragazzino di oggi difficilmente vorrà leggere di teenager che chiamano dalle cabine telefoniche e che si mandano lettere francobollate, piuttosto vorrà leggere storie d'amore ricche di sms con emoticon e catene di sant'antonio su facebook (già la moda di quelle via e-mail è finita. Molti teens di oggi considerano e-mail un messaggio privato su social network).
Ancora un altro esempio potrebbero essere le continue riscritture delle origini dei supereroi Marvel e DC, che vengono aggiornate ogni 5 minuti per stare al passo coi tempi... Cosa che non mi piacerà mai, ma che devo accettare. O ancor peggio l'universo Ultimate.
Ancora: i vampiri dopo il boom di Twilight, i lupi mannari dopo il boom di Twilight, gli zombie dopo il boom di Twilight... ah no, quella è un'altra storia...


3) MOMENTO DELLA PUBBLICAZIONE: beh, vi lascio immaginare che sarebbe molto più facile vendere un fumetto su una determinata tematica qualora questa si ricollegasse ad un fatto di cronaca. Tipo le collane in edicola sui supereroi appena visti al cinema, il fumetto dell'Uomo Ragno sull'11 Settembre, l'amuchina durante il “la febbre per la febbre suina” (che poi era una stronzata, sia utilizzare un disinfettante per le mani che la suina in sé, la quale ha fatto meno vittime dell'influenza stagionale di ogni anno, e che io ho avuto senza alcun danno o particolare sofferenza), le bandiere dell'Italia durante i mondiali di calcio, un santino di Cavani dopo una sua tripletta, Thriller e Bad dopo la morte di Jacko, una Play Station dopo l'uscita di un nuovo capitolo di Metal Gear Solid...


4) CASA EDITRICE: per una casa editrice più grande e con un mercato più ampio sarà molto semplice piazzare un fumetto “difficile” rispetto ad una casa editrice più piccola, ma allo stesso tempo ci sono titoli le cui cifre non giustificherebbero mai investimenti grossi da parte di una casa editrice “grande”, e quindi sarebbe meglio per il mercato se questo titolo venisse venduto da una “minore”, che pubblica titoli più per la nicchia che per il grande pubblico.

5) PRESENZA DI "DOPPIONI" NEL CATALOGO: è difficile che io, casa editrice Pinco Pallino s.r.l., pubblichi 2 fumetti sulla mungitura delle vacche, salvo presenza di un grandissimo mercato per questo tipo di pubblicazioni.

6) COSTO DEI DIRITTI: se acquisire la licenza di un fumetto mi costa troppo... magari non vale manco la pena pubblicarlo se non riesco a farci soldi.

7) TIRATURA E PROSPETTIVE DI VENDITA: quante copie ne potrò mai stampare? Quanto mi verrà a costare stamparlo? Quante ne venderò?

8) NUMERO DEI VOLUMI: ok, questo fumetto partirà col botto... ma se il lettore medio dovesse stancarsi, arrivato al ventiquattresimo volume che si fa? Si interrompe? Lo interrompo e mi faccio nemico qualche gran sostenitore della casa editrice? Quanti soldi ci vado a perdere per continuare a stamparlo?

9) PRETESE DELL'EDITORE ORIGINALE: se l'editore straniero ha troppe pretese circa la pubblicazione di un determinato titolo... ci si penserà 2 volte sopra prima di pubblicarlo, magari il gioco non vale la candela e si perderebbe più tempo (ed il tempo è denaro) a lavorarlo che a venderlo!

10) CONFEZIONE ORIGINALE: a volte i fumetti hanno delle edizioni così curate che fanno schifo... rilegatura in pelle umana, carta fatta con una segretissima quercia secolare presente sulla cima dell'Everest, colla fatta con la resina dell'Albero Della Vita, disegni fatti al computer in qualità altissima che non permettono una resa di stampa adeguata coi macchinari che escono in Italia... Che lo pubblichiamo a fa?



E per ora finiamo qua, perché non mi viene in mente nient'altro su 2 piedi. Magari continuiamo un'altra volta.

Tutto questo per dirvi: si parla di case editrici, ossia aziende, ossia imprese create per generare profitto... non ONLUS (“Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale”)

Ciauz!
Enrico - The Gnorri


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